Patata della Garfagnana (PATAGNANA)

In Garfagnana la coltura di riferimento, per superficie coltivata, è rappresentata dal Farro a cui è riconosciuta la denominazione IGP. Il farro viene coltivato, nella maggior parte dei casi, senza una rotazione o avvicendamento colturale, come prescritto dalle buone pratiche agronomiche. La motivazione è legata soprattutto ad una mancanza di alternative economicamente sostenibili visto che i piccoli appezzamenti su cui viene coltivato implicano una meccanizzazione non capace di competere con le coltivazioni di pianura (mais, girasole, trifoglio, erba medica, ecc). Si ha così il verificarsi di coltivazioni per 2 anni consecutivi di farro alternate a 2 anni di terreno lasciato a riposo al fine di recuperare la fertilità. Questo modello di coltivazione è legato anche alla pratica agronomica utilizzata per il farro, che non prevede utilizzo di concimi e diserbanti, sia nella coltivazione biologica che convenzionale. I fertilizzanti sono infatti causa di eccessiva crescita del culmo con aumento esponenziale delle probabilità di allettamento. Il farro si avvantaggia però a livello di produttività della “forza vecchia” del terreno, ossia della sostanza organica capace di rilasciare elementi nutritivi in piccole dosi e costantemente nel corso del ciclo vegeto-produttivo.

In tal senso si rileva la necessità di avviare filiere per colture che possano entrare in rotazione con il farro e lasciare sostanza organica nel terreno.
La patata in tal senso è risultata essere, anche dal confronto con i produttori di farro, un’alternativa possibile. La preferenza per la patata è legata al fatto che in Garfagnana ottiene sempre buoni prezzi in quanto molto ricercata dai consumatori. Le alternative, quali il mais ottofile o i fagioli, non sono visti favorevolmente dagli agricoltori in quanto richiedono molta manodopera a fronte di produzioni altalenanti negli anni.

La coltivazione della patata è però limitata dai seguenti fattori: le operazioni colturali vengono eseguite manualmente, non sono utilizzate frese o sarchiatrici da trattore; la raccolta avviene manualmente, nessuno ha uno scava-raccogli tuberi; la conservazione è fatta in scantinati-seminterrati che consentono una shelf life di pochi mesi; non esiste una vera e propria rete di commercializzazione. A favore possiamo riportare il fatto che la maggior parte degli appezzamenti coltivati a farro è recintata.

In tale contesto la Garfagnana COOP vuole avviare un percorso per agire nei punti deboli della filiera della patata per cercare di strutturarla, renderla sinergica alla filiera del farro e fornire una ulteriore possibilità di reddito agli agricoltori soci, produttori del farro.

Il progetto ha l’obiettivo di sviluppare la filiera corta della patata nel territorio della Garfagnana, della Lunigiana e della Media Valle del Serchio.
La patata può rappresentare la coltura da rinnovo che entra in rotazione con i cereali quali il farro ed i grani antichi. Attualmente la mancanza di filiere strutturate sulle colture da rinnovo, oltre alle limitate superfici coltivate a mais ottofile, limita le alternative al completamento delle rotazioni agrarie. In molti casi si lascia il terreno a riposo dopo la coltivazione del frumento o del farro. Tale aspetto incide sulla redditività delle coltivazioni e di conseguenza condiziona anche il mantenimento ed il rinnovo delle attività agricole con giovani agricoltori.

La patata è la coltura scelta per aggiungere un tassello alla riprogrammazione ed indirizzo delle produzioni agricole di questi territori montani in quanto le piccole coltivazioni attualmente presenti trovano un grande favore di mercato grazie all’elevata qualità del prodotto.
La coltivazione in più amplia scala è limitata da alcuni elementi che costituiscono dei colli di bottiglia nello sviluppo della filiera. D’altro canto, la presenza di realtà di commercializzazione del farro costituisce un punto di forza nella possibilità di valorizzazione anche della patata.

L’obbiettivo del progetto è quindi quello di supportare le aziende partner nel superamento di tali impedimenti e nella costruzione della filiera e nel dettaglio:

  • definire le modalità di collaborazione fra chi adempie la commercializzazione e chi si occupa della produzione;
  • adottare le migliori tecniche agronomiche nelle fasi di difesa fitosanitaria, operazioni colturali, raccolta, ecc.;
  • definire le tecniche di conservazione più idonee per la commercializzazione a media-lunga distanza dalla raccolta.

 

     

PARTNERS
Garfagnana Coop Alta Valle del Serchio Soc Coop Arl
Fondazione per il Clima e la Sostenibilità